Ambito di Panfilo Nuvolone, Natura morta con alzata e cesto











in vendita
- Epoca : 17° secolo -1600
- Stile : Altri stili
- Altezza : 43cm
- Larghezza : 68cm
- Materiale : Olio su tela
- Prezzo: 12000€
- antiquario
Ars Antiqua srl - Telefono: +39 02 29529057
- Cellulare: 393664680856
- Milano,Italy
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Descrizione Dettagliata
Ambito di Panfilo Nuvolone (Cremona, 1581 – Milano, 1651)
Natura morta con cesta di frutta e alzata
Olio su tela, cm 43 x 68
Con cornice cm 51 x 77
La natura morta in esame raffigura una cesta di vimini ricolma di frutti, sintesi di quel naturalismo e simbolismo di cui la cultura pittorica lombarda di primo Seicento è pregna. La pesca viene così associata alla Trinità per le tre parti di cui è formata: seme, nocciolo e frutto; la pera è simbolo della dolcezza intesa come virtù; l’uva nera e bianca rappresenta il sangue di Cristo, mentre il tralcio di vite incarna Gesù stesso fonte della vita vera ed autentica, oltre ad essere allegoria dei credenti, che, come i rami quando si staccano dalla vite si seccano e vengo bruciati, così se si discostano dalla fede cadono nella miseria; infine, il fico incarna le qualità di prosperità e salvezza. I fiori di gelsomino che sono cosparsi sul piano e tra i frutti alludono poi alla purezza.
Una luce vivida illumina dal basso il brano naturalistico lumeggiando i sottili rami di vimini, gli acini velati dalla polvere, la buccia ruvida e dura della melagrana e quella lucida delle mele e l’alzatina in metallo che riluce in bilico sul bordo del piano, tipico espediente della pittura dei naturamortisti lombardi a cominciare dal modello caravaggesco, così come lo è la veduta scorciata. Si riscontrano in particolare analogie con la produzione di Panfilo Nuvolone (Cremona, 1581 – Milano, 1651), attivo tra l’Emilia e la Lombardia, capostipite di una famiglia di pittori e apprezzato soprattutto in veste di naturamortista per le sue capacità di rendere con realismo gli elementi naturali. Benché il luogo di nascita sia ancora discusso è certo che Panfilo Nuvolone si formò nella città di Cremona, e con molta probabilità presso la bottega di Giovan Battista Trotti, detto il Malosso. Alcuni scritti riferiscono che Panfilo, successivamente al discepolato presso il Malosso e alla perduta impresa di S. Nicolò a Cremona, si trasferì stabilmente a Milano. L’approdo nel capoluogo lombardo avvenne comunque prima del 1608-09, anni entro i quali si colloca la nascita, avvenuta a Milano, del figlio Carlo Francesco. Poco più tardi il radicamento nella città è ribadito da uno stato d’anime del 1610, che registra la presenza presso la parrocchia di S. Calimero del suo nucleo famigliare, composto dalla moglie Isabella ventenne e da tre figli. Tra le più significative imprese pittoriche di Nuvolone vi sono: la decorazione della cappella Sansoni della chiesa francescana di S. Angelo, sempre a Milano, commissionata nel 1610; il ciclo di affreschi realizzato da Panfilo nell’abside della chiesa di S. Maria della Passione a Milano, culminante nell’Incoronazione della Vergine dipinta nel catino abside.
Ben maggiore attenzione merita tuttavia un’ulteriore versante dell’attività di Panfilo, vale a dire la sua specializzazione come pittore di nature morte che è documentata dal ristretto ma qualificato nucleo di opere che gli studi degli ultimi decenni hanno affiancato ai due unici esemplari sicuri dell’artista, le due tavole con Alzata metallica e frutta, firmate e datate rispettivamente 1617 e 1620 (entrambe in collezione privata), rese note a suo tempo da Giuseppe De Logu (1931, p. 163; 1962, pp. 28, 163). Contraddistinte da un impianto compositivo essenziale e rigorosamente simmetrico, le nature morte di Panfilo si pongono, accanto a quelle di Fede Galizia, tra le espressioni più felici, nell’Italia settentrionale dell’inizio del Seicento, di quel nuovo genere artistico. Un primato che trova ragione nell’utilizzo di una stesura preziosa e smaltata, capace di creare impeccabili effetti illusionistici e di garantire alle invenzioni dell’artista un immediato successo collezionistico, documentato dalla precoce attestazione di nature morte di Panfilo nella raccolta dei duchi di Savoia a Torino (1635) e in quella dell’arcivescovo Cesare Monti a Milano (1638). Si citano come termine di confronto alcune tele avvicinate all’ambito di Panfilo, apparse sul mercato antiquario e che richiamano la cesta in vimini e l’alzata metallica che si osservano nella tela in esame; una tela attribuita a Fede Galizia raffigurante Cesta con frutta e quella raffigurante Alzata in ceramica in Collezione Lodi a Campione d’Italia, in cui si notato i fiori di gelsomino sparsi nella composizione simili a quelli raffiguranti anche nella nostra tela. Dati l’elevata qualità pittorica, la luce di matrice caravaggesca e il realismo nella resa del tralcio di vite e dei frutti, l’opera si ascrive molto probabilmente alla produzione matura di Panfilo Nuvolone, ormai infuso di quella pittura lombarda di primo Seicento che coniuga simbolismo e realismo.
Con Ars Antiqua è possibile dilazionare tutti gli importi fino a € 7.500 a TASSO ZERO, per un totale di 15 RATE.
Es. Tot. € 4.500 = Rata mensile € 300 per 15 mesi.
Es. Tot. € 3.600 = Rata mensile € 720 per 5 mesi.
Per importi superiori a € 7.500 o per una maggiore dilazione nel tempo (oltre 15 rate), possiamo fornire un pagamento personalizzato.
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Tutte le opere proposte da Ars Antiqua sono vendute corredate di certificato di autenticità a norma di legge e accurata scheda di approfondimento.
È possibile vedere direttamente le opere presso la galleria showroom di Milano, in via Pisacane 55 e 57.
Organizziamo personalmente trasporti e consegne delle opere, sia per l'Italia che per l'estero.
Natura morta con cesta di frutta e alzata
Olio su tela, cm 43 x 68
Con cornice cm 51 x 77
La natura morta in esame raffigura una cesta di vimini ricolma di frutti, sintesi di quel naturalismo e simbolismo di cui la cultura pittorica lombarda di primo Seicento è pregna. La pesca viene così associata alla Trinità per le tre parti di cui è formata: seme, nocciolo e frutto; la pera è simbolo della dolcezza intesa come virtù; l’uva nera e bianca rappresenta il sangue di Cristo, mentre il tralcio di vite incarna Gesù stesso fonte della vita vera ed autentica, oltre ad essere allegoria dei credenti, che, come i rami quando si staccano dalla vite si seccano e vengo bruciati, così se si discostano dalla fede cadono nella miseria; infine, il fico incarna le qualità di prosperità e salvezza. I fiori di gelsomino che sono cosparsi sul piano e tra i frutti alludono poi alla purezza.
Una luce vivida illumina dal basso il brano naturalistico lumeggiando i sottili rami di vimini, gli acini velati dalla polvere, la buccia ruvida e dura della melagrana e quella lucida delle mele e l’alzatina in metallo che riluce in bilico sul bordo del piano, tipico espediente della pittura dei naturamortisti lombardi a cominciare dal modello caravaggesco, così come lo è la veduta scorciata. Si riscontrano in particolare analogie con la produzione di Panfilo Nuvolone (Cremona, 1581 – Milano, 1651), attivo tra l’Emilia e la Lombardia, capostipite di una famiglia di pittori e apprezzato soprattutto in veste di naturamortista per le sue capacità di rendere con realismo gli elementi naturali. Benché il luogo di nascita sia ancora discusso è certo che Panfilo Nuvolone si formò nella città di Cremona, e con molta probabilità presso la bottega di Giovan Battista Trotti, detto il Malosso. Alcuni scritti riferiscono che Panfilo, successivamente al discepolato presso il Malosso e alla perduta impresa di S. Nicolò a Cremona, si trasferì stabilmente a Milano. L’approdo nel capoluogo lombardo avvenne comunque prima del 1608-09, anni entro i quali si colloca la nascita, avvenuta a Milano, del figlio Carlo Francesco. Poco più tardi il radicamento nella città è ribadito da uno stato d’anime del 1610, che registra la presenza presso la parrocchia di S. Calimero del suo nucleo famigliare, composto dalla moglie Isabella ventenne e da tre figli. Tra le più significative imprese pittoriche di Nuvolone vi sono: la decorazione della cappella Sansoni della chiesa francescana di S. Angelo, sempre a Milano, commissionata nel 1610; il ciclo di affreschi realizzato da Panfilo nell’abside della chiesa di S. Maria della Passione a Milano, culminante nell’Incoronazione della Vergine dipinta nel catino abside.
Ben maggiore attenzione merita tuttavia un’ulteriore versante dell’attività di Panfilo, vale a dire la sua specializzazione come pittore di nature morte che è documentata dal ristretto ma qualificato nucleo di opere che gli studi degli ultimi decenni hanno affiancato ai due unici esemplari sicuri dell’artista, le due tavole con Alzata metallica e frutta, firmate e datate rispettivamente 1617 e 1620 (entrambe in collezione privata), rese note a suo tempo da Giuseppe De Logu (1931, p. 163; 1962, pp. 28, 163). Contraddistinte da un impianto compositivo essenziale e rigorosamente simmetrico, le nature morte di Panfilo si pongono, accanto a quelle di Fede Galizia, tra le espressioni più felici, nell’Italia settentrionale dell’inizio del Seicento, di quel nuovo genere artistico. Un primato che trova ragione nell’utilizzo di una stesura preziosa e smaltata, capace di creare impeccabili effetti illusionistici e di garantire alle invenzioni dell’artista un immediato successo collezionistico, documentato dalla precoce attestazione di nature morte di Panfilo nella raccolta dei duchi di Savoia a Torino (1635) e in quella dell’arcivescovo Cesare Monti a Milano (1638). Si citano come termine di confronto alcune tele avvicinate all’ambito di Panfilo, apparse sul mercato antiquario e che richiamano la cesta in vimini e l’alzata metallica che si osservano nella tela in esame; una tela attribuita a Fede Galizia raffigurante Cesta con frutta e quella raffigurante Alzata in ceramica in Collezione Lodi a Campione d’Italia, in cui si notato i fiori di gelsomino sparsi nella composizione simili a quelli raffiguranti anche nella nostra tela. Dati l’elevata qualità pittorica, la luce di matrice caravaggesca e il realismo nella resa del tralcio di vite e dei frutti, l’opera si ascrive molto probabilmente alla produzione matura di Panfilo Nuvolone, ormai infuso di quella pittura lombarda di primo Seicento che coniuga simbolismo e realismo.
Con Ars Antiqua è possibile dilazionare tutti gli importi fino a € 7.500 a TASSO ZERO, per un totale di 15 RATE.
Es. Tot. € 4.500 = Rata mensile € 300 per 15 mesi.
Es. Tot. € 3.600 = Rata mensile € 720 per 5 mesi.
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