Due pannelli con vasi di fiori, Luigia Ruffino (1804-1885)














in vendita
- Epoca : 19° secolo - 1800
- Stile : Altri stili
- Altezza : 196cm
- Larghezza : 51cm
- Materiale : Olio su tela
- Prezzo: 7000€
- antiquario
Ars Antiqua srl - Telefono: +39 02 29529057
- Cellulare: 393664680856
- Milano,Italy
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Descrizione Dettagliata
Luigia Della Chiesa di Cervignasco, contessa nata Luigia Ruffino di Gattiera (Savigliano, 1804-1885), post 1824
Coppia di pannelli con colonne, vaso di fiori e cartiglio con uccellini
(2) Olio su tela, cm 196 x 51
Firmato sul fronte “de la Contesse de Chiusa”
Luigia Ruffino di Gattiera fu esemplare pittrice entro i furori dell’epoca risorgimentale, che seppe indagare in modo originale lo stimolante clima culturale allora vigente presso la città di Savigliano, futuro scenario dell’Unità d’Italia. L’artista compì una prima formazione presso un allievo del Bonzanigo, Giuseppe Vittorio Gardet (1776-1852), amico di famiglia, incaricato di seguirne con profitto gli studi, iniziati probabilmente verso il 1815. Una nota del Turletti testimonia che Luigia seguitò a prendere lezioni per molti anni, impratichendosi nei dipinti “a lapis ed a stuppino”; cordiale ricordo di questo legame artistico risulta una miniatura in avorio realizzata dal Gardet tra il 1830 e il 1840, raffigurante il profilo dell’allieva (oggi in collezione privata). Una lettera dell’amica Henriette de Malines, datata al 1817, quando Luigia aveva solo quattordici anni, avanza la precocità artistica della fanciulla, dalla talentuosa dedizione a pittura e disegno; il clima culturale piemontese consentiva d’altra parte alle cosiddette aristocratiche artiste di dedicarsi con oculata attenzione alla carriera artistica, sia che fossero dilettanti oppure esperte cultrici della materia, già affermate nel campo. Si collocano in questo tempo disegni accademici, esercitazioni figurative e ritratti idealizzati della Louise Ruffin de Gattier, come amava firmarsi, sulla scorta di suggestioni ancora settecentesche ma viranti verso il gusto Impero, diffusamente presente nel mondo delle arti decorative, e di quanto verrà in seguito promosso con la Restaurazione. Decisivi per una ricostruzione del corpus dell’artista risultano in questo caso bozzetti e disegni classicheggianti realizzati con matita e carboncino e dalle lumeggiature a biacca, esemplati sullo stile di Lorenzo Pécheux e Ignazio Collino, dislocati in archivi e biblioteche private, dietro i quali è suggello la firma di Carlo Della Chiesa, nipote di Luigia, attestantene la precedente proprietà. Nel 1820 fu allestita a Torino, dal ministro Prospero Balbo, un’esposizione presso il Palazzo dell’Università, che grazie alla doppia sezione di ‘pittori antichi’ e ‘artisti viventi’ manifestava la ripresa degli stilemi culturali dell’ancien régime (Pecheux, Bagetti), illuminati dalla contaminazione dei moderni (Massimo D’Azeglio e colleghi). Luigia dimostrò di cogliere fattura da entrambi, accostandosi perfino ai modi di Luigi Baldassarre Reviglio, interessante pittore piemontese che si ispirava al Bagetti e al Van Loo.
La produzione giovanile di Luigia consta di una quarantina di opere in collezione privata, tra le quali si ricordino i disegni a matita su carta o grisaille monocrome con repliche di dipinti rubensiani, quale, tra tutte, la Carità romana (1820) ispirantesi alle molteplici versioni dell’artista anversiano sul tema. Nella breve parentesi precedente al matrimonio con Della Chiesa (1824) è invece possibile collocare la cospicua produzione su tela dell’artista, destinata ad amici e parenti; fondamentale l’inventario rogato da Gandi nel 1885, prodotto poco dopo la morte di Luigia, che illustra la disposizione di tele e disegni dell’artista, rammentandone anche la precisa collocazione entro il palazzo di Savigliano, dove risiedeva.
La presente coppia di dipinti si colloca eccezionalmente nella produzione successiva al matrimonio di Luigia, presentando la firma francesizzante, come consueto, sul fronte della tela “de la Contesse de Chiu(:e)sa”; tuttavia è possibile precisarne l’aderenza agli stilemi figurativi giovanili, in ragione del delicato pittoricismo che ne aggrazia i soggetti, collocandosi quindi immediatamente dopo il matrimonio. I pannelli erano originariamente accostati a formare un paravento, formato da una seconda coppia con figure femminili. Nella presente si organizzano due eleganti colonne striate di un blu notte evanescente, ospitanti sulla sommità rispettivamente un cartiglio con scena galante sormontato da ciuffo di foglie e passerotti che cinguettano allegramente, e un suntuario vaso antico ricolmo di rose. Le gradazioni lumeggiate, delicatamente tamponate nei ricercati colori scelti, riecheggiano nella presente coppia le suggestioni romantiche più intellettuali.
Con il matrimonio, Luigia risiedette nelle città di Pinerolo, Vigevano, Vercelli, Rivoli, Torino e Novara per seguire il marito dedito alla carriera militare. Tassello fondamentale per la ricostruzione dell’opera dell’artista risulta la mostra tenuta dal 29 ottobre al 20 novembre 2011, a cura di Alessandro Abrate e Rosalba Belmondo, dal titolo Una nobildonna al tempo dei Santa Rosa: Luigia Ruffino di Gattiera, aristocratica pittrice tra Restaurazione e Risorgimento presso il Museo Civico “A. Olmo” di Savigliano.
Con Ars Antiqua è possibile dilazionare tutti gli importi fino a € 5.000 a TASSO ZERO, per un totale di 12 RATE.
Es. Tot. € 4.500 = Rata mensile € 375 per 12 mesi
Es. Tot. € 3.600 = Rata mensile € 720 per 5 mesi.
Per importi superiori a € 5.000 o per una maggiore dilazione nel tempo (oltre 12 rate), possiamo fornire un pagamento personalizzato.
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(2) Olio su tela, cm 196 x 51
Firmato sul fronte “de la Contesse de Chiusa”
Luigia Ruffino di Gattiera fu esemplare pittrice entro i furori dell’epoca risorgimentale, che seppe indagare in modo originale lo stimolante clima culturale allora vigente presso la città di Savigliano, futuro scenario dell’Unità d’Italia. L’artista compì una prima formazione presso un allievo del Bonzanigo, Giuseppe Vittorio Gardet (1776-1852), amico di famiglia, incaricato di seguirne con profitto gli studi, iniziati probabilmente verso il 1815. Una nota del Turletti testimonia che Luigia seguitò a prendere lezioni per molti anni, impratichendosi nei dipinti “a lapis ed a stuppino”; cordiale ricordo di questo legame artistico risulta una miniatura in avorio realizzata dal Gardet tra il 1830 e il 1840, raffigurante il profilo dell’allieva (oggi in collezione privata). Una lettera dell’amica Henriette de Malines, datata al 1817, quando Luigia aveva solo quattordici anni, avanza la precocità artistica della fanciulla, dalla talentuosa dedizione a pittura e disegno; il clima culturale piemontese consentiva d’altra parte alle cosiddette aristocratiche artiste di dedicarsi con oculata attenzione alla carriera artistica, sia che fossero dilettanti oppure esperte cultrici della materia, già affermate nel campo. Si collocano in questo tempo disegni accademici, esercitazioni figurative e ritratti idealizzati della Louise Ruffin de Gattier, come amava firmarsi, sulla scorta di suggestioni ancora settecentesche ma viranti verso il gusto Impero, diffusamente presente nel mondo delle arti decorative, e di quanto verrà in seguito promosso con la Restaurazione. Decisivi per una ricostruzione del corpus dell’artista risultano in questo caso bozzetti e disegni classicheggianti realizzati con matita e carboncino e dalle lumeggiature a biacca, esemplati sullo stile di Lorenzo Pécheux e Ignazio Collino, dislocati in archivi e biblioteche private, dietro i quali è suggello la firma di Carlo Della Chiesa, nipote di Luigia, attestantene la precedente proprietà. Nel 1820 fu allestita a Torino, dal ministro Prospero Balbo, un’esposizione presso il Palazzo dell’Università, che grazie alla doppia sezione di ‘pittori antichi’ e ‘artisti viventi’ manifestava la ripresa degli stilemi culturali dell’ancien régime (Pecheux, Bagetti), illuminati dalla contaminazione dei moderni (Massimo D’Azeglio e colleghi). Luigia dimostrò di cogliere fattura da entrambi, accostandosi perfino ai modi di Luigi Baldassarre Reviglio, interessante pittore piemontese che si ispirava al Bagetti e al Van Loo.
La produzione giovanile di Luigia consta di una quarantina di opere in collezione privata, tra le quali si ricordino i disegni a matita su carta o grisaille monocrome con repliche di dipinti rubensiani, quale, tra tutte, la Carità romana (1820) ispirantesi alle molteplici versioni dell’artista anversiano sul tema. Nella breve parentesi precedente al matrimonio con Della Chiesa (1824) è invece possibile collocare la cospicua produzione su tela dell’artista, destinata ad amici e parenti; fondamentale l’inventario rogato da Gandi nel 1885, prodotto poco dopo la morte di Luigia, che illustra la disposizione di tele e disegni dell’artista, rammentandone anche la precisa collocazione entro il palazzo di Savigliano, dove risiedeva.
La presente coppia di dipinti si colloca eccezionalmente nella produzione successiva al matrimonio di Luigia, presentando la firma francesizzante, come consueto, sul fronte della tela “de la Contesse de Chiu(:e)sa”; tuttavia è possibile precisarne l’aderenza agli stilemi figurativi giovanili, in ragione del delicato pittoricismo che ne aggrazia i soggetti, collocandosi quindi immediatamente dopo il matrimonio. I pannelli erano originariamente accostati a formare un paravento, formato da una seconda coppia con figure femminili. Nella presente si organizzano due eleganti colonne striate di un blu notte evanescente, ospitanti sulla sommità rispettivamente un cartiglio con scena galante sormontato da ciuffo di foglie e passerotti che cinguettano allegramente, e un suntuario vaso antico ricolmo di rose. Le gradazioni lumeggiate, delicatamente tamponate nei ricercati colori scelti, riecheggiano nella presente coppia le suggestioni romantiche più intellettuali.
Con il matrimonio, Luigia risiedette nelle città di Pinerolo, Vigevano, Vercelli, Rivoli, Torino e Novara per seguire il marito dedito alla carriera militare. Tassello fondamentale per la ricostruzione dell’opera dell’artista risulta la mostra tenuta dal 29 ottobre al 20 novembre 2011, a cura di Alessandro Abrate e Rosalba Belmondo, dal titolo Una nobildonna al tempo dei Santa Rosa: Luigia Ruffino di Gattiera, aristocratica pittrice tra Restaurazione e Risorgimento presso il Museo Civico “A. Olmo” di Savigliano.
Con Ars Antiqua è possibile dilazionare tutti gli importi fino a € 5.000 a TASSO ZERO, per un totale di 12 RATE.
Es. Tot. € 4.500 = Rata mensile € 375 per 12 mesi
Es. Tot. € 3.600 = Rata mensile € 720 per 5 mesi.
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