Estasi della Maddalena Stefano Danedi '600











in vendita
- Epoca : 17° secolo -1600
- Stile : Luigi XIV Reggenza
- Altezza : 80cm
- Larghezza : 110cm
- Materiale : olio su tela
- Prezzo: 14200€
- antiquario
Riccardo Moneghini - Telefono: +39 3488942414
- Cellulare: 393488942414
- Sanremo,Italy
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Descrizione Dettagliata
Dipinto, olio su tela, dalle dimensioni di 80 x 110 senza cornice e di 90 x 120 cm con cornice, raffigurante un'estasi della Maddalena del pittore Giovanni Stefano Danedi detto il Montalto ( Treviglio 1612 – Milano 1690 ).
Esponente di spicco del barocco lombardo e membro di una operosa famiglia di artisti - il fratello Giuseppe collaborò con lui - Stefano Danedi detto il Montalto è l'autore al quale possiamo riferire il bel dipinto inedito che qui si presenta.
Ancora oscura è la formazione del nostro pittore: lo stile delle opere giovanili denuncia il deciso ascendente di Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, che si spense però nel 1626, quando Giovanni Stefano era poco più di un'adolescente; è quindi molto plausibile che in un secondo momento sia passato nell'atelier di Francesco Cairo, altro nume tutelare degli esordi. Lo mostra un'opera come il Cristo morto del Museo di Castelvecchio di Verona, che d'altronde mostra decise affinità con la nostra Maddalena: nella luce tagliente e fredda che rileva plasticamente i corpi dal fondo indistinto, colti in pose complicate e scorci arditi, come nelle somatiche dei putti, del tutto simili.
Simile anche la linea di contorno precisa e nitida, i panni spigolosi e taglienti. È in queste opere una certa drammaticità, una teatralità che mira a stupire e a coinvolgere emotivamente il riguardante. Solo di recente è stato accertato per via documentaria che Danedi si recò a Roma tra il 1641 e il 1648: dopo questo soggiorno riscontriamo le prime aperture il senso barocco, che mostrano l'assimilazione della lezione di Pietro da Cortona.
Come possiamo agilmente riscontrare, il dipinto possiede notevoli caratteristiche: in primis nel formato come nel fondo scuro, indistinto dal quale, tramite un fascio di luce redente, emergono con un certo risalto plastico le figure, dalle accentuate volumetrie, dalle epidermidi eburnee e allisciate.
Interessante poi il numero, la disposizione e l'atteggiarsi degli angioletti: quello in basso a sinistra, colto in una complicata posa avvitata, in tralice, occhieggia al riguardante, quasi a richiedere la sua attenzione verso la scena che si sta volgendo di fronte ai suoi occhi; quello che sorregge al Maddalena lo guarda, a sincerarsi che la tenga saldamente, mentre gli altri due appuntano il loro sguardo sull'avvenente fanciulla, osservando quasi compiaciuti come il suo fervore religioso abbia fatto venire meno le sue forze. E ancora da rimarcare sono la fisionomia e lo scorcio del volto della penitente, la posa della mano destra, posata sulla spalla del fanciullino, lo svolgersi della coiffeur e del manto che le si accartoccia sul ventre.
Ma è soprattutto nella tecnica che ravvisiamo una notevole capacità esecutiva, indice di un pittore autonomo e originale, capace di interpretare in modo autonomo la pittura lombarda dell'epoca rispetto alla quale i toni sono più freddi, la luce più lunare e netta nelle sue incidenze, con una restituzione più minuziosa e ferma dei riflessi del lume sulle chiome, espletata tramite una pittura meno sciolta e disinvolta, un pigmento più compatto nel formare l'immagine. La quale risulta più semplificata e astratta, anche tramite quel fondo scuro che quasi pone la scena in uno spazio altro, in bilico tra realtà e sogno.
Confronti con opere acclarate del Danedi permettono di riferirgli questa Estasi della Maddalena: inizio con questo particolare tratto dal Trionfo della Chiesa facente parte di un ciclo d'affreschi licenziato per il palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno, nel quale, se osserviamo i putti, le chiome restituite con insistito grafismo, i volti un pò caricati dai piani larghi con bocche dalla forma allungata e guanciotte adipose, ricorrono anche nel nostro dipinto, al pari della resa un pò accartocciata dei panni o delle ali dai profili taglienti.
Altri elementi in comune sono con la pala raffigurante La messa di san Gregorio Magno (nella chiesa di Santa Maria Assunta a Cislago, del quinto decennio: vedi l'anatomia dai volumi semplificati della figura femminile in basso a destra, con i seni semi sferici o lo scorcio del volto col mento rilevato dall'ombra, il naso dai piani squadrati e le orbite col le palpebre rigonfie, della figura sollevata dall'angelo, vicini alla tela sub judice; inoltre riscontriamo una simile regia luministica, con i corpi che emergono prepotentemente dal golfo d'ombra del fondo tramite un lume radente e intenso dove i toni freddi concorrono all' astrazione delle forme.
Infine ravvedo punti in comune tra la nostra tela e questa prova della maturità con La morte di Lucrezia in collezione privata: anche qua ombre pulviscolari si posano sul dorso dall'epidermide madreperlacea e grigiastra, i capezzoli sono come due biglie rosa, le falangi delle mani hanno la forma allungata e a punta, i riflessi sulle chiome di entrambe le donne sono restituiti con colpi precisi e sottili del pennello, che quasi niellano la superficie con un effetto prezioso e ricercato.
I dipinti e gli oggetti d'arte qui pubblicati sono di mia esclusiva proprietà e di conseguenza sono sempre disponibili ad essere visionati di persona, previo appuntamento, nelle mie sedi espositive situate a Sanremo e Brescia.
L'opera, come ogni nostro oggetto, viene venduta corredata da un certificato fotografico FIMA di autenticità e lecita provenienza; questo documento identifica l'oggetto apportando un valore aggiunto all'articolo.
Ci occupiamo ed organizziamo personalmente l'imballaggio e la spedizione delle opere d'arte con assicurazione in tutto il mondo.
Dr. Riccardo Moneghini
Storico dell'Arte
Esponente di spicco del barocco lombardo e membro di una operosa famiglia di artisti - il fratello Giuseppe collaborò con lui - Stefano Danedi detto il Montalto è l'autore al quale possiamo riferire il bel dipinto inedito che qui si presenta.
Ancora oscura è la formazione del nostro pittore: lo stile delle opere giovanili denuncia il deciso ascendente di Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, che si spense però nel 1626, quando Giovanni Stefano era poco più di un'adolescente; è quindi molto plausibile che in un secondo momento sia passato nell'atelier di Francesco Cairo, altro nume tutelare degli esordi. Lo mostra un'opera come il Cristo morto del Museo di Castelvecchio di Verona, che d'altronde mostra decise affinità con la nostra Maddalena: nella luce tagliente e fredda che rileva plasticamente i corpi dal fondo indistinto, colti in pose complicate e scorci arditi, come nelle somatiche dei putti, del tutto simili.
Simile anche la linea di contorno precisa e nitida, i panni spigolosi e taglienti. È in queste opere una certa drammaticità, una teatralità che mira a stupire e a coinvolgere emotivamente il riguardante. Solo di recente è stato accertato per via documentaria che Danedi si recò a Roma tra il 1641 e il 1648: dopo questo soggiorno riscontriamo le prime aperture il senso barocco, che mostrano l'assimilazione della lezione di Pietro da Cortona.
Come possiamo agilmente riscontrare, il dipinto possiede notevoli caratteristiche: in primis nel formato come nel fondo scuro, indistinto dal quale, tramite un fascio di luce redente, emergono con un certo risalto plastico le figure, dalle accentuate volumetrie, dalle epidermidi eburnee e allisciate.
Interessante poi il numero, la disposizione e l'atteggiarsi degli angioletti: quello in basso a sinistra, colto in una complicata posa avvitata, in tralice, occhieggia al riguardante, quasi a richiedere la sua attenzione verso la scena che si sta volgendo di fronte ai suoi occhi; quello che sorregge al Maddalena lo guarda, a sincerarsi che la tenga saldamente, mentre gli altri due appuntano il loro sguardo sull'avvenente fanciulla, osservando quasi compiaciuti come il suo fervore religioso abbia fatto venire meno le sue forze. E ancora da rimarcare sono la fisionomia e lo scorcio del volto della penitente, la posa della mano destra, posata sulla spalla del fanciullino, lo svolgersi della coiffeur e del manto che le si accartoccia sul ventre.
Ma è soprattutto nella tecnica che ravvisiamo una notevole capacità esecutiva, indice di un pittore autonomo e originale, capace di interpretare in modo autonomo la pittura lombarda dell'epoca rispetto alla quale i toni sono più freddi, la luce più lunare e netta nelle sue incidenze, con una restituzione più minuziosa e ferma dei riflessi del lume sulle chiome, espletata tramite una pittura meno sciolta e disinvolta, un pigmento più compatto nel formare l'immagine. La quale risulta più semplificata e astratta, anche tramite quel fondo scuro che quasi pone la scena in uno spazio altro, in bilico tra realtà e sogno.
Confronti con opere acclarate del Danedi permettono di riferirgli questa Estasi della Maddalena: inizio con questo particolare tratto dal Trionfo della Chiesa facente parte di un ciclo d'affreschi licenziato per il palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno, nel quale, se osserviamo i putti, le chiome restituite con insistito grafismo, i volti un pò caricati dai piani larghi con bocche dalla forma allungata e guanciotte adipose, ricorrono anche nel nostro dipinto, al pari della resa un pò accartocciata dei panni o delle ali dai profili taglienti.
Altri elementi in comune sono con la pala raffigurante La messa di san Gregorio Magno (nella chiesa di Santa Maria Assunta a Cislago, del quinto decennio: vedi l'anatomia dai volumi semplificati della figura femminile in basso a destra, con i seni semi sferici o lo scorcio del volto col mento rilevato dall'ombra, il naso dai piani squadrati e le orbite col le palpebre rigonfie, della figura sollevata dall'angelo, vicini alla tela sub judice; inoltre riscontriamo una simile regia luministica, con i corpi che emergono prepotentemente dal golfo d'ombra del fondo tramite un lume radente e intenso dove i toni freddi concorrono all' astrazione delle forme.
Infine ravvedo punti in comune tra la nostra tela e questa prova della maturità con La morte di Lucrezia in collezione privata: anche qua ombre pulviscolari si posano sul dorso dall'epidermide madreperlacea e grigiastra, i capezzoli sono come due biglie rosa, le falangi delle mani hanno la forma allungata e a punta, i riflessi sulle chiome di entrambe le donne sono restituiti con colpi precisi e sottili del pennello, che quasi niellano la superficie con un effetto prezioso e ricercato.
I dipinti e gli oggetti d'arte qui pubblicati sono di mia esclusiva proprietà e di conseguenza sono sempre disponibili ad essere visionati di persona, previo appuntamento, nelle mie sedi espositive situate a Sanremo e Brescia.
L'opera, come ogni nostro oggetto, viene venduta corredata da un certificato fotografico FIMA di autenticità e lecita provenienza; questo documento identifica l'oggetto apportando un valore aggiunto all'articolo.
Ci occupiamo ed organizziamo personalmente l'imballaggio e la spedizione delle opere d'arte con assicurazione in tutto il mondo.
Dr. Riccardo Moneghini
Storico dell'Arte