Madonna con Bambino, Scuola toscana del XVII secolo













in vendita
- Epoca : 17° secolo -1600
- Stile : Altri stili
- Altezza : 65cm
- Larghezza : 46cm
- Profondità : 10cm
- Materiale : Terracotta
- Prezzo: 3800€
- antiquario
Ars Antiqua srl - Telefono: +39 02 29529057
- Cellulare: 393664680856
- Milano,Italy
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Descrizione Dettagliata
Scuola toscana, XVII secolo
Madonna con Bambino – dal Tondo dell’Impruneta
Terracotta policroma, cm 65 x 46 x 10
Il presente rilievo in terracotta policroma, dolcemente aggettante in un modellato virtuosismo che definisce una serena Vergine con Bambino in grembo, assume il prospetto di un bassorilievo dalla forma centinata. Il rilievo è profilato da bordura di foglie tripartite intervallate da teste di cherubino, a definire una solida delimitazione degli spazi. Il maphorion avvolgente della Vergine occupa buona parte della finta edicola cieca che si viene a creare; il fare carezzevole del Figlio, aggrappato con una mano alle sue vesti per non cadere, controbilancia in questo modo le sinuosità del manto della Madre. Le superfici, perfettamente levigate, introducono ad un compassato clima spirituale, incoraggiato dal dolce plasmato generale.
Il gruppo risente dell’invenzione iconografica della canonica Madonna col Bambino dipinta su tavola quattrocentesca, prototipo per la successiva trasposizione scultorea. La particolare scelta della Madonna seduta con il Figlio poggiato sulle sue ginocchia divenne tipo comune nel territorio fiorentino di primo Quattrocento, tanto da risultare commessa preferita tra i mecenati privati che ordinavano pitture devozionali di piccole dimensioni. La presente terracotta deriva in particolare dal Tondo marmoreo dell’Impruneta, replicante soggetto analogo ma trasposto su marmo, eseguito dalla bottega di Benedetto da Maiano (1442-1497). Il tondo, di quasi pari dimensioni (65 cm di altezza) venne collocato nella cappella destra del presbiterio della basilica di Santa Maria dell’Impruneta (Firenze), sulla parete sinistra, al di sopra della tomba di Antonio degli Agli. Attribuito in un primo tempo a Benedetto da Rovezzano da parte del Bianchini e del Cagnacci, il Tondo doveva molto probabilmente dialogare con il sepolcro di Antonio, il cui sarcofago venne realizzato da un (altro?) seguace di Benedetto da Maiano. La riattribuzione del Tondo avvenne in occasione dell’allestimento del Museo della Chiesa di Santa Maria dell’Impruneta, aperto al pubblico nel 1987. Fu Ulrich Alexander Middeldorf ad attribuirlo al seguito più diretto, se non coevo, del celebre Benedetto da Maiano, anche sulla base del confronto con la sua Madonna con Bambino della National Gallery of Art di Washington, eseguita tra gli anni Settanta ed Ottanta del XV secolo, in un cui si fa evidente una rimeditazione da parte del maestro sulla lezione dei grandi scultori di primo Quattrocento quali Desiderio da Settignano e Mino da Fiesole.
La chiesa dell’Impruneta abbondò nei secoli di particolari opere artistiche, quali i due tabernacoli fiancheggianti l’altare, realizzati da Michelozzo e da Luca della Robbia.
Con Ars Antiqua è possibile dilazionare tutti gli importi fino a € 5.000 a TASSO ZERO, per un totale di 12 RATE.
Es. Tot. € 4.500 = Rata mensile € 375 per 12 mesi.
Es. Tot. € 3.600 = Rata mensile € 720 per 5 mesi.
Per importi superiori a € 5.000 o per una maggiore dilazione nel tempo (oltre 12 rate), possiamo fornire un pagamento personalizzato.
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– In streaming sul nostro sito www.arsantiquasrl.com e sui nostri social Facebook e Youtube
Madonna con Bambino – dal Tondo dell’Impruneta
Terracotta policroma, cm 65 x 46 x 10
Il presente rilievo in terracotta policroma, dolcemente aggettante in un modellato virtuosismo che definisce una serena Vergine con Bambino in grembo, assume il prospetto di un bassorilievo dalla forma centinata. Il rilievo è profilato da bordura di foglie tripartite intervallate da teste di cherubino, a definire una solida delimitazione degli spazi. Il maphorion avvolgente della Vergine occupa buona parte della finta edicola cieca che si viene a creare; il fare carezzevole del Figlio, aggrappato con una mano alle sue vesti per non cadere, controbilancia in questo modo le sinuosità del manto della Madre. Le superfici, perfettamente levigate, introducono ad un compassato clima spirituale, incoraggiato dal dolce plasmato generale.
Il gruppo risente dell’invenzione iconografica della canonica Madonna col Bambino dipinta su tavola quattrocentesca, prototipo per la successiva trasposizione scultorea. La particolare scelta della Madonna seduta con il Figlio poggiato sulle sue ginocchia divenne tipo comune nel territorio fiorentino di primo Quattrocento, tanto da risultare commessa preferita tra i mecenati privati che ordinavano pitture devozionali di piccole dimensioni. La presente terracotta deriva in particolare dal Tondo marmoreo dell’Impruneta, replicante soggetto analogo ma trasposto su marmo, eseguito dalla bottega di Benedetto da Maiano (1442-1497). Il tondo, di quasi pari dimensioni (65 cm di altezza) venne collocato nella cappella destra del presbiterio della basilica di Santa Maria dell’Impruneta (Firenze), sulla parete sinistra, al di sopra della tomba di Antonio degli Agli. Attribuito in un primo tempo a Benedetto da Rovezzano da parte del Bianchini e del Cagnacci, il Tondo doveva molto probabilmente dialogare con il sepolcro di Antonio, il cui sarcofago venne realizzato da un (altro?) seguace di Benedetto da Maiano. La riattribuzione del Tondo avvenne in occasione dell’allestimento del Museo della Chiesa di Santa Maria dell’Impruneta, aperto al pubblico nel 1987. Fu Ulrich Alexander Middeldorf ad attribuirlo al seguito più diretto, se non coevo, del celebre Benedetto da Maiano, anche sulla base del confronto con la sua Madonna con Bambino della National Gallery of Art di Washington, eseguita tra gli anni Settanta ed Ottanta del XV secolo, in un cui si fa evidente una rimeditazione da parte del maestro sulla lezione dei grandi scultori di primo Quattrocento quali Desiderio da Settignano e Mino da Fiesole.
La chiesa dell’Impruneta abbondò nei secoli di particolari opere artistiche, quali i due tabernacoli fiancheggianti l’altare, realizzati da Michelozzo e da Luca della Robbia.
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