Maestro di Lonigo, XV secolo, Madonna dell'umiltà




















in vendita
- Epoca : Anteriore al 16° secolo
- Stile : Altri stili
- Altezza : 78cm
- Larghezza : 45cm
- Materiale : tempera su tavola
- antiquario
Ars Antiqua srl - Telefono: +39 02 29529057
- Cellulare: 393664680856
- Milano,Italy
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Descrizione Dettagliata
Maestro di Lonigo (prima metà del XV secolo)
Madonna dell’Umiltà
Tempera su tavola, cm 78 x 45
Il corpus di opere oggi ricondotte al Maestro di Lonigo, unanimemente accettato dagli studiosi, si è costituito sostanzialmente nella seconda metà del XX secolo. La costante riproposizione del motivo iconografico, quello di una Madonna dell’Umiltà rivolta soprattutto verso la sinistra dello spettatore, incoraggiò lo stesso Federico Zeri a concludere, entro uno scambio epistolare intercorso nel 1950 con la direzione dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, che tutte quelle Madonna dell’Umiltà allora comparse sul mercato antiquario l’una pressocché identica all’altra dovessero essere accostate ad un pannello simile custodito presso il Duomo di Lonigo in Veneto, avente come soggetto
una Madonna con tre angeli e due piccole figure di S. Antonio Abate e S. Gerolamo. All’epoca Zeri era convinto della natura tutta veneta dell’artista, presumibilmente amante della pittura di Gentile da Fabriano, anche se prima di lui Luigi Coletti l’aveva ritenuto il pezzo di Lonigo, oggi purtroppo perduto, un’autentica opera di Antonio Orsini («Arte Veneta», 1951). Le Madonna dell’Umiltà allora citate da Zeri quali esempio, l’una destinata alla futura collezione Visconti Venosta a Roma e l’altra al citato museo di Boston, rientravano in quella “non meno di una quindicina di esemplari dello stesso quadro; e dico lo stesso nel significato pieno dell’aggettivo, giacché si tratta di tavolette (…) spesso uguali come due gocce d’acqua o due francobolli in héliogravure: stesso spolvero, stessi colori, persino stesse punzonature. Le varianti consistono unicamente nella presenza o meno di una siepe di rose dietro il gruppo della Madonna, nella disposizione delle mani del Bambino, incrociate o no, e nella maggiore o minore abbondanza delle pieghe della veste di questa”. Il critico insisteva anche riguardo la denominazione, che inizialmente avrebbe dovuto essere provvisoria, dell’artista: “(…) ho deciso di battezzarlo “Maestro di Lonigo”, perché il dipinto che si trova in questa città, oltre ad essere il più ricco di elementi compositivi, è anche il solo che, a quanto mi consta, non ha cambiato di sede”.
Se anche nel presente appare immediato il rimando a Gentile da Fabriano, Giambono, Pisanello, Antonio Alberti, Giovanni di Paolo, e Stefano da Verona per la scelta dei due angioletti che volteggiano a corona attorno al capo di Maria, è doveroso ricordare la formazione extravicentina del Maestro di Lonigo (suggerita ancora una volta dallo Zeri), a sua volta debitrice di un modello primitivo di Gentile da Fabriano mediato dall’esperienza di Jacobello del Fiore. Le tavole di Gentile oggi custodite presso il Paul Getty Museum di Los Angeles e il Museo Nazionale di Pisa se ne avvicinano ipoteticamente per affinità compositive; lo stesso prototipo dovette comunque essere talmente eccezionale che anche intagliatori e scultori come Michele da Firenze ebbero di che ispirarsi. Il frammento con la Vergine e il Bambino (Villa I Tatti, Settignano, Firenze) di Gentile è dirimente a questo riguardo. Affine per evidenze stilistiche anche alla produzione tarda della bottega di Zanino di Pietro, si è recentemente supposto che il Maestro di Lonigo sia da identificarsi con Giorgio da Treviso, documentato tra il 1428 e il 1460 a Vicenza.
È possibile stringere un solido rapporto di interdipendenza tra la presente opera e alcune tavole del Maestro di Lonigo in custodia presso istituzioni museali. Se l’esemplare del Musée Bonnat raffigura un Bambino stavolta benedicente, pur rapportandosi con due tavole di collezione privata, l’una più fedele al modello francese, l’altra con gli angeli che si fanno musicanti, gli esempi del Castello del Buonconsiglio di Trento, con il Bambino in leggero movimento, e delle collezioni J.L. Smith, Boston (MA), Samuel W. Hale, Dublino e del Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano, rassomigliano la presente a partire dai dorati ricami sul maphorion della Vergine sino alle foglie simil smeraldo piene e lanceolate, aggiungendo piccole figure di santi offerenti e adoranti. Anche la collezione Saibene di Milano ospita una Madonna dell’umiltà assai simile ad un secondo esempio in collezione privata, evidenziante il comune utilizzo dello stesso cartone da parte del Maestro, anche se, rispetto alla presente, la tavola milanese figura la Madonna più freddamente e il Bambino più vispo.
Con Ars Antiqua è possibile dilazionare tutti gli importi fino a € 7.500 a TASSO ZERO, per un totale di 15 RATE.
Es. Tot. € 4.500 = Rata mensile € 300 per 15 mesi.
Es. Tot. € 3.600 = Rata mensile € 720 per 5 mesi.
Per importi superiori a € 7.500 o per una maggiore dilazione nel tempo (oltre 15 rate), possiamo fornire un pagamento personalizzato.
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– In streaming sul nostro sito www.arsantiquasrl.com e sui nostri social Facebook e Youtube
Tutte le opere proposte da Ars Antiqua sono vendute corredate di certificato di autenticità a norma di legge e accurata scheda di approfondimento.
È possibile vedere direttamente le opere presso la galleria showroom di Milano, in via Pisacane 55 e 57.
Organizziamo personalmente trasporti e consegne delle opere, sia per l'Italia che per l'estero.
Madonna dell’Umiltà
Tempera su tavola, cm 78 x 45
Il corpus di opere oggi ricondotte al Maestro di Lonigo, unanimemente accettato dagli studiosi, si è costituito sostanzialmente nella seconda metà del XX secolo. La costante riproposizione del motivo iconografico, quello di una Madonna dell’Umiltà rivolta soprattutto verso la sinistra dello spettatore, incoraggiò lo stesso Federico Zeri a concludere, entro uno scambio epistolare intercorso nel 1950 con la direzione dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, che tutte quelle Madonna dell’Umiltà allora comparse sul mercato antiquario l’una pressocché identica all’altra dovessero essere accostate ad un pannello simile custodito presso il Duomo di Lonigo in Veneto, avente come soggetto
una Madonna con tre angeli e due piccole figure di S. Antonio Abate e S. Gerolamo. All’epoca Zeri era convinto della natura tutta veneta dell’artista, presumibilmente amante della pittura di Gentile da Fabriano, anche se prima di lui Luigi Coletti l’aveva ritenuto il pezzo di Lonigo, oggi purtroppo perduto, un’autentica opera di Antonio Orsini («Arte Veneta», 1951). Le Madonna dell’Umiltà allora citate da Zeri quali esempio, l’una destinata alla futura collezione Visconti Venosta a Roma e l’altra al citato museo di Boston, rientravano in quella “non meno di una quindicina di esemplari dello stesso quadro; e dico lo stesso nel significato pieno dell’aggettivo, giacché si tratta di tavolette (…) spesso uguali come due gocce d’acqua o due francobolli in héliogravure: stesso spolvero, stessi colori, persino stesse punzonature. Le varianti consistono unicamente nella presenza o meno di una siepe di rose dietro il gruppo della Madonna, nella disposizione delle mani del Bambino, incrociate o no, e nella maggiore o minore abbondanza delle pieghe della veste di questa”. Il critico insisteva anche riguardo la denominazione, che inizialmente avrebbe dovuto essere provvisoria, dell’artista: “(…) ho deciso di battezzarlo “Maestro di Lonigo”, perché il dipinto che si trova in questa città, oltre ad essere il più ricco di elementi compositivi, è anche il solo che, a quanto mi consta, non ha cambiato di sede”.
Se anche nel presente appare immediato il rimando a Gentile da Fabriano, Giambono, Pisanello, Antonio Alberti, Giovanni di Paolo, e Stefano da Verona per la scelta dei due angioletti che volteggiano a corona attorno al capo di Maria, è doveroso ricordare la formazione extravicentina del Maestro di Lonigo (suggerita ancora una volta dallo Zeri), a sua volta debitrice di un modello primitivo di Gentile da Fabriano mediato dall’esperienza di Jacobello del Fiore. Le tavole di Gentile oggi custodite presso il Paul Getty Museum di Los Angeles e il Museo Nazionale di Pisa se ne avvicinano ipoteticamente per affinità compositive; lo stesso prototipo dovette comunque essere talmente eccezionale che anche intagliatori e scultori come Michele da Firenze ebbero di che ispirarsi. Il frammento con la Vergine e il Bambino (Villa I Tatti, Settignano, Firenze) di Gentile è dirimente a questo riguardo. Affine per evidenze stilistiche anche alla produzione tarda della bottega di Zanino di Pietro, si è recentemente supposto che il Maestro di Lonigo sia da identificarsi con Giorgio da Treviso, documentato tra il 1428 e il 1460 a Vicenza.
È possibile stringere un solido rapporto di interdipendenza tra la presente opera e alcune tavole del Maestro di Lonigo in custodia presso istituzioni museali. Se l’esemplare del Musée Bonnat raffigura un Bambino stavolta benedicente, pur rapportandosi con due tavole di collezione privata, l’una più fedele al modello francese, l’altra con gli angeli che si fanno musicanti, gli esempi del Castello del Buonconsiglio di Trento, con il Bambino in leggero movimento, e delle collezioni J.L. Smith, Boston (MA), Samuel W. Hale, Dublino e del Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano, rassomigliano la presente a partire dai dorati ricami sul maphorion della Vergine sino alle foglie simil smeraldo piene e lanceolate, aggiungendo piccole figure di santi offerenti e adoranti. Anche la collezione Saibene di Milano ospita una Madonna dell’umiltà assai simile ad un secondo esempio in collezione privata, evidenziante il comune utilizzo dello stesso cartone da parte del Maestro, anche se, rispetto alla presente, la tavola milanese figura la Madonna più freddamente e il Bambino più vispo.
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Es. Tot. € 4.500 = Rata mensile € 300 per 15 mesi.
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