San Giovanni.





in vendita
- Epoca : 16° secolo - 1500
- Stile : Alta epoca
- Altezza : 61cm
- Larghezza : 19cm
- Profondità : 14cm
- Materiale : Marmo.
- antiquario
Patrizia Barozzi - Telefono: +41 0799297512
- Chiasso,Switzerland
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Descrizione Dettagliata
Autore : Scultore Lombardo attivo nel XVI° secolo.
Soggetto : San Giovanni.
Epoca : 1540 ca.
Dimensioni : H. cm. 61 x L. cm. 19 x P. cm.14.
Marmo di Candoglia bianco/rosa.
Provenienza: Collezione privata.
Il marmo di Candoglia è un marmo di colore bianco/rosa o grigio che viene estratto nelle cave di Candoglia nel comune di Mergozzo nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in Val d'Ossola. Dalle cave del marmo di Candoglia viene cavato solo il marmo per la costruzione del Duomo di Milano. Il suo uso è noto fin dall'epoca romana, le prime cave sono riconducibili all'età augustea e furono sfruttate fino all'età tardo imperiale, dato che reperti, soprattutto sarcofagi, in marmo di candoglia furono rinvenuti a Milano, Pavia e anche a Torino. L'impiego più importante di questo marmo è nella costruzione del Duomo di Milano. Il signore di Milano Gian Galeazzo Visconti concesse nel 1387 l'utilizzo delle cave di Candoglia alla Veneranda Fabbrica del Duomo per estrarvi marmo da destinare alla costruzione della cattedrale.
Una prima cava era stata aperta a poca distanza dall'abitato di Candoglia, a poche centinaia di metri dalla Toce; tuttavia si rese presto inadeguata alle esigenze del cantiere del Duomo e ad essa - quasi sicuramente nella primavera del 1390 se ne aggiunse una seconda, in posizione molto più disagevole, a circa tre ore di cammino in salita. Per ridurre questo problema, nel 1391 la Fabbrica del Duomo realizzò in loco alcuni dormitori, e ne assicurò le vettovaglie per i cavatori. Successivamente venne aperta una fucina per la manutenzione degli attrezzi da lavoro; la cava venne invece riparata da teloni per proteggere i lavoratori dal sole e dalla pioggia.L'estrazione del marmo dalle cave di Candoglia era difficile e costosa ma diventava economicamente conveniente sia per il risparmio sui costi consentiti dal trasporto fluviale lungo il lago Maggiore, il Ticino e il Naviglio Grande, dapprima fino al laghetto di Sant'Eustorgio, in posizione esterna rispetto alla città, in seguito fino a quello di Santo Stefano, realizzato per l'occasione, a breve distanza dalla cattedrale. I carichi viaggiavano inoltre per concessione di Gian Galeazzo Visconti in assenza di dazi: sul marmo usato dalla fabbrica. Le imbarcazioni che trasportavano i materiali (esenti da pedaggi) per la fabbrica erano contraddistinte dalla scritta ad Usum Fabricae Operis, da cui deriva l'espressione ad ufo come sinonimo di gratis. Un'altra interpretazione dell'espressione ad ufo è legata alla consuetudine (non documentata) delle chiatte che scendevano dal Toce fino ai Navigli via Ticino, di offrire gratuitamente passaggi gratis alla popolazione: secondo questa versione, andare fino a Milano ad ufo era andarci senza spendere un soldo.A partire dal XV secolo il marmo di Candoglia fu utilizzato anche per altri monumenti oltre al Duomo di Milano, quali l'arca di Sant'Agostino, la Certosa di Pavia e, in misura minore, la Cappella Colleoni a Bergamo, la Chiesa di San Francesco a Piacenza e la Basilica di San Petronio a Bologna.Una legge del 1927, in seguito confermata da una legge regionale piemontese, rinnova il diritto esclusivo dell'ente della Fabbrica del Duomo ad utilizzare i marmi di Candoglia.
Scheda:
La statua ritrae San Giovanni stante, con la testa leggermente incurvata a sinistra, il braccio sinistro piegato verso l’alto con la mano che tiene tra le dita un lembo dell’ampio mantello, fermato da una grossa borchia sulla spalla sinistra, che cinge le spalle. Il mantello copre la veste che scende, con un andamento a canne verticali fino ai piedi del Santo per appoggiarsi con morbide pieghe sul terreno.Una cintura stringe la veste all’altezza dei gomiti. Il braccio destro scivola verso il fianco e la mano tiene un lembo del mantello che compie un leggero arco. Il Santo ha una postura incurvata (anchement), col peso del corpo sulla gamba destra mentre la sinistra è piegata come nell’atto di muoversi. Il volto è modellato con malinconica sottigliezza, i capelli che incorniciano il volto scendono dietro appena sotto le spalle che appaiono un poco esili. Grande importanza nella figura ha il panneggio del mantello, impostato su falcate ritmiche che nascondono le membra esaltando l'impostazione languida della figura e l’armonia tra le parti. Il corpo appare infatti quasi sommerso dal panneggio, dettagli che comunque si attutivano all'interno della nicchia in cui era originariamente collocata la statua non finita al retro, che molto probabilmente faceva parte di una Crocifissione. La scultura eseguita in marmo di Candoglia bianco/rosato fu eseguita da un artista attivo in Lombardia nella prima metà del cinquecento. Riguardo la provenienza del San Giovanni abbiamo la testimonianza del materiale lapideo usato in area milanese. Lo scultore era quasi certamente operante in uno dei cantieri che facevano uso di questo marmo e pertanto aveva accesso a tale materiale.Non abbiamo testimonianza da quale cantiere poteva provenire la statua dal momento che nel corso dei secoli gli altari e la cappelle sono state distrutte, smontate o sono state rimaneggiate.
Soggetto : San Giovanni.
Epoca : 1540 ca.
Dimensioni : H. cm. 61 x L. cm. 19 x P. cm.14.
Marmo di Candoglia bianco/rosa.
Provenienza: Collezione privata.
Il marmo di Candoglia è un marmo di colore bianco/rosa o grigio che viene estratto nelle cave di Candoglia nel comune di Mergozzo nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in Val d'Ossola. Dalle cave del marmo di Candoglia viene cavato solo il marmo per la costruzione del Duomo di Milano. Il suo uso è noto fin dall'epoca romana, le prime cave sono riconducibili all'età augustea e furono sfruttate fino all'età tardo imperiale, dato che reperti, soprattutto sarcofagi, in marmo di candoglia furono rinvenuti a Milano, Pavia e anche a Torino. L'impiego più importante di questo marmo è nella costruzione del Duomo di Milano. Il signore di Milano Gian Galeazzo Visconti concesse nel 1387 l'utilizzo delle cave di Candoglia alla Veneranda Fabbrica del Duomo per estrarvi marmo da destinare alla costruzione della cattedrale.
Una prima cava era stata aperta a poca distanza dall'abitato di Candoglia, a poche centinaia di metri dalla Toce; tuttavia si rese presto inadeguata alle esigenze del cantiere del Duomo e ad essa - quasi sicuramente nella primavera del 1390 se ne aggiunse una seconda, in posizione molto più disagevole, a circa tre ore di cammino in salita. Per ridurre questo problema, nel 1391 la Fabbrica del Duomo realizzò in loco alcuni dormitori, e ne assicurò le vettovaglie per i cavatori. Successivamente venne aperta una fucina per la manutenzione degli attrezzi da lavoro; la cava venne invece riparata da teloni per proteggere i lavoratori dal sole e dalla pioggia.L'estrazione del marmo dalle cave di Candoglia era difficile e costosa ma diventava economicamente conveniente sia per il risparmio sui costi consentiti dal trasporto fluviale lungo il lago Maggiore, il Ticino e il Naviglio Grande, dapprima fino al laghetto di Sant'Eustorgio, in posizione esterna rispetto alla città, in seguito fino a quello di Santo Stefano, realizzato per l'occasione, a breve distanza dalla cattedrale. I carichi viaggiavano inoltre per concessione di Gian Galeazzo Visconti in assenza di dazi: sul marmo usato dalla fabbrica. Le imbarcazioni che trasportavano i materiali (esenti da pedaggi) per la fabbrica erano contraddistinte dalla scritta ad Usum Fabricae Operis, da cui deriva l'espressione ad ufo come sinonimo di gratis. Un'altra interpretazione dell'espressione ad ufo è legata alla consuetudine (non documentata) delle chiatte che scendevano dal Toce fino ai Navigli via Ticino, di offrire gratuitamente passaggi gratis alla popolazione: secondo questa versione, andare fino a Milano ad ufo era andarci senza spendere un soldo.A partire dal XV secolo il marmo di Candoglia fu utilizzato anche per altri monumenti oltre al Duomo di Milano, quali l'arca di Sant'Agostino, la Certosa di Pavia e, in misura minore, la Cappella Colleoni a Bergamo, la Chiesa di San Francesco a Piacenza e la Basilica di San Petronio a Bologna.Una legge del 1927, in seguito confermata da una legge regionale piemontese, rinnova il diritto esclusivo dell'ente della Fabbrica del Duomo ad utilizzare i marmi di Candoglia.
Scheda:
La statua ritrae San Giovanni stante, con la testa leggermente incurvata a sinistra, il braccio sinistro piegato verso l’alto con la mano che tiene tra le dita un lembo dell’ampio mantello, fermato da una grossa borchia sulla spalla sinistra, che cinge le spalle. Il mantello copre la veste che scende, con un andamento a canne verticali fino ai piedi del Santo per appoggiarsi con morbide pieghe sul terreno.Una cintura stringe la veste all’altezza dei gomiti. Il braccio destro scivola verso il fianco e la mano tiene un lembo del mantello che compie un leggero arco. Il Santo ha una postura incurvata (anchement), col peso del corpo sulla gamba destra mentre la sinistra è piegata come nell’atto di muoversi. Il volto è modellato con malinconica sottigliezza, i capelli che incorniciano il volto scendono dietro appena sotto le spalle che appaiono un poco esili. Grande importanza nella figura ha il panneggio del mantello, impostato su falcate ritmiche che nascondono le membra esaltando l'impostazione languida della figura e l’armonia tra le parti. Il corpo appare infatti quasi sommerso dal panneggio, dettagli che comunque si attutivano all'interno della nicchia in cui era originariamente collocata la statua non finita al retro, che molto probabilmente faceva parte di una Crocifissione. La scultura eseguita in marmo di Candoglia bianco/rosato fu eseguita da un artista attivo in Lombardia nella prima metà del cinquecento. Riguardo la provenienza del San Giovanni abbiamo la testimonianza del materiale lapideo usato in area milanese. Lo scultore era quasi certamente operante in uno dei cantieri che facevano uso di questo marmo e pertanto aveva accesso a tale materiale.Non abbiamo testimonianza da quale cantiere poteva provenire la statua dal momento che nel corso dei secoli gli altari e la cappelle sono state distrutte, smontate o sono state rimaneggiate.