San Pietro Giovanni Battista Merano





in vendita
- Epoca : 17° secolo -1600
- Stile : Luigi XIV Reggenza
- Altezza : 90cm
- Larghezza : 73cm
- Materiale : olio su tela
- Prezzo: 7900€
- antiquario
Riccardo Moneghini - Telefono: +39 3488942414
- Cellulare: 393488942414
- Sanremo,Italy
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Descrizione Dettagliata
Dipinto olio su tela dalle dimensioni di 90 x 73 cm senza cornice e di 112 x 86 con meravigliosa cornice coeva, raffigurante San Pietro del pittore Giovanni Battista Merano ( Genova 1632 - Parma 1698 ); lo riconosciamo per l'ampio mantello blu e per le inconfondibili chiavi.
Questa suggestiva tela è da ascrivere a Giovanni Battista Merano, pittore alquanto defilato dal circuito delle più prestigiose committenze genovesi; e non casualmente, perché lavorò per i Farnese tra Parma e Piacenza (città in cui si spense) con vasti cicli ad affresco.
Allievo di Valerio Castello e Giulio Benso - col primo fece proprio un viaggio di studio in Emilia nella prima parte della sua carriera il giovane pittore operò una intelligente sintesi tra le produzioni di questi due maestri, come constatiamo nella Strage degli Innocenti del 1661, ubicata nella chiesa del Gesù a fianco alle pale di Rubens e di fronte a una gran tela del Castello.
Proprio agli insegnamenti di Valerio rimandano le figure dalle proporzioni allungate, flessuose, percorse da un movimento concitato, i panni dalle pieghe allungate e un po' frastagliate e, più in generale, il racconto biblico che è interpretato come un una intensa drammaticità volta a coinvolgere il riguardante.
A Giulio Benso rimanda l'architettura orchestrata in modo così complesso, con una scultura sulla sinistra, in secondo piano, che introduce alla fuga prospettica che conferisce ariosità alla composizione e proietta sul primo piano il gran marasma dei soldati - che tentano di compiere il loro efferato omicidio - al apri della luce che colpisce radente i personaggi creando chiazze luminose che si alternano a golfi d'ombra. Malgrado una committenza così importante, come già accennato, il Merano non risulta che venne coinvolto nei numerosi cantieri che riqualificarono i palazzi più sontuosi della nobiltà genovese: era quello un momento di forte espansione economica per la città ed il mercato dell'arte ebbe una conseguente accelerazione in termine di richiesta sia di opere su tela che ad affresco.
A parte il Sant 'Elia salva i naufraghi per la chiesa del di Santa Maria del Carmine a Genova il pittore opera per Levanto, Sestri Levante, per la Basilica di San Giovanni Battista a Filomarina: ma è a Parma, nella chiesa di San Giovanni Evangelista, all'inizio degli anni Ottanta, che lascia un imponente ciclo di affreschi che denota una poetica oramai matura, come constatiamo in questo particolare con Angeli con la medaglia
inghirlandata con san Giacomo che vince i mori, chiamata di san Giacomo.
La tavolozza si rischiara, il disegno si fa più incisivo, i panni più abbondanti e curvilinei, con uno svolgimento alquanto decorativo: il movimento è meno concitato, più meditata e classicheggiante sia la disposizione nello spazio delle figure che il loro atteggiarsi con grazia.
La profondità campo delle raffigurazioni, che profilano uno sfondato illusionistico quasi sul muro di aprisse una finestra su un mondo altro, coi putti che giocano scherzosamente tra le ghirlande, denotano completa adesione alla temperie barocca.
Negli ultimi anni è poi un rimeditare sulle sue origini, con inflessioni naturalistiche tra Bernardo Strozzi e Giovanni Andrea de Ferrari: i contrasti luministicisono insistiti, le atmosfere suggestive e silenti, le forme si fanno più immanenti e statuarie,intensamente espressive.
In questo Giuseppe venduto dai fratelli quasi pare si mediti su celebriprecedenti primo secenteschi sulle orme di Caravaggio, nelle ombre così fosche come nella resa puntuale delle muscolature ben rilevate, nello studio dei volti segnati dal tempo: ma il fraseggio serpentino dei panni come la teatralità con cui è porta la scena o la complicatezza della resa spazi, resa tramite scorci insistiti e un certo vigore plastico dei volumi denotano la completa adesione un lessico moderno e aggiornato, qui declinato in modo molto personale.
Nelle nostra tela è agilmente riconoscibile una delle figure più venerate della chiesa cattolica: San Pietro con l'attributo delle chiavi, che gli vennero consegnate da Cristo e lo indicano anche come il primo Papa, colui che dopo l'Ascensione ne prese il posto come guida spirituale. Fu infatti uno dei dodici apostoli, ovvero dei primi seguaci del cristianesimo: di umili origini, era un pescatore che divenne il discepolo prediletto di gesù e assistette a tutti gli eventi salienti della sua vita terrena. Ad esempio vide di persona la trasfigurazione sul Monte Tabor, l'agonia nell'orto degli ulivi e tentò di difendere Cristo durante la sua cattura, ferendo un assalitore. Infaticabile predicatore, viaggio per il mediterraneo fino ad arrivare a Roma, dove tra il 64 e il 67 venne martirizzato da Nerone.
È qui colto mentre invoca l'aiuto divino volgendo gli occhi al cielo quasi supplicante, con un espressione fortemente patetica: le mani sono incrociate sull' addome, con le chiavi in bella vista, indossa le consuete vesti marroni e azzurre, stanti ad indicare il regno terreno e quello dei cieli sui quali domina la chiesa; le due chiavi alludono proprio a queste due sfere d'influenza, il potere temporale e quello spirituale.
La figura emerge da un fondo scuro, indistinto, individuata da una luce brillante che radente rileva plasticamente le forme, con le ampie e ridondanti pieghe dei panni ad accentuare i volumi e le mani intrecciate sul primo piano a far entrare mediatamente il riguardante dentro raffigurazione e nel contempo a dare un convincente senso di profondità. Colpiscono le pennellate sicure e veloci che delineano i cangiantismi lungo i bordi arricciati delle vesti, che con sapienza restituiscono le chiome e le barbe vaporose o con dovizia descrivono i segni del tempo sul volto e sulle mani. Ed è interessante questa commistione tra istanze arcaicizzanti, che rimontano a certi esempi del primo caravaggismo, e un risultato che nella teatralità, nell'immanenza con la quale è porta l'immagine. così vivida, nella ricerca di un coinvolgimento emotivo del fruitore mostra invece una pronta ricezione della poetica del Barocco maturo.
I dipinti e gli oggetti d'arte qui pubblicati sono di mia esclusiva proprietà e di conseguenza sono sempre disponibili ad essere visionati di persona, previo appuntamento, nelle mie sedi espositive situate a Sanremo e Brescia.
L'opera, come ogni nostro oggetto, viene venduta corredata da un certificato fotografico FIMA di autenticità e lecita provenienza; questo documento identifica l'oggetto apportando un valore aggiunto all'articolo.
Ci occupiamo ed organizziamo personalmente l'imballaggio e la spedizione delle opere d'arte con assicurazione in tutto il mondo.
Dr. Riccardo Moneghini
Storico dell'Arte
Questa suggestiva tela è da ascrivere a Giovanni Battista Merano, pittore alquanto defilato dal circuito delle più prestigiose committenze genovesi; e non casualmente, perché lavorò per i Farnese tra Parma e Piacenza (città in cui si spense) con vasti cicli ad affresco.
Allievo di Valerio Castello e Giulio Benso - col primo fece proprio un viaggio di studio in Emilia nella prima parte della sua carriera il giovane pittore operò una intelligente sintesi tra le produzioni di questi due maestri, come constatiamo nella Strage degli Innocenti del 1661, ubicata nella chiesa del Gesù a fianco alle pale di Rubens e di fronte a una gran tela del Castello.
Proprio agli insegnamenti di Valerio rimandano le figure dalle proporzioni allungate, flessuose, percorse da un movimento concitato, i panni dalle pieghe allungate e un po' frastagliate e, più in generale, il racconto biblico che è interpretato come un una intensa drammaticità volta a coinvolgere il riguardante.
A Giulio Benso rimanda l'architettura orchestrata in modo così complesso, con una scultura sulla sinistra, in secondo piano, che introduce alla fuga prospettica che conferisce ariosità alla composizione e proietta sul primo piano il gran marasma dei soldati - che tentano di compiere il loro efferato omicidio - al apri della luce che colpisce radente i personaggi creando chiazze luminose che si alternano a golfi d'ombra. Malgrado una committenza così importante, come già accennato, il Merano non risulta che venne coinvolto nei numerosi cantieri che riqualificarono i palazzi più sontuosi della nobiltà genovese: era quello un momento di forte espansione economica per la città ed il mercato dell'arte ebbe una conseguente accelerazione in termine di richiesta sia di opere su tela che ad affresco.
A parte il Sant 'Elia salva i naufraghi per la chiesa del di Santa Maria del Carmine a Genova il pittore opera per Levanto, Sestri Levante, per la Basilica di San Giovanni Battista a Filomarina: ma è a Parma, nella chiesa di San Giovanni Evangelista, all'inizio degli anni Ottanta, che lascia un imponente ciclo di affreschi che denota una poetica oramai matura, come constatiamo in questo particolare con Angeli con la medaglia
inghirlandata con san Giacomo che vince i mori, chiamata di san Giacomo.
La tavolozza si rischiara, il disegno si fa più incisivo, i panni più abbondanti e curvilinei, con uno svolgimento alquanto decorativo: il movimento è meno concitato, più meditata e classicheggiante sia la disposizione nello spazio delle figure che il loro atteggiarsi con grazia.
La profondità campo delle raffigurazioni, che profilano uno sfondato illusionistico quasi sul muro di aprisse una finestra su un mondo altro, coi putti che giocano scherzosamente tra le ghirlande, denotano completa adesione alla temperie barocca.
Negli ultimi anni è poi un rimeditare sulle sue origini, con inflessioni naturalistiche tra Bernardo Strozzi e Giovanni Andrea de Ferrari: i contrasti luministicisono insistiti, le atmosfere suggestive e silenti, le forme si fanno più immanenti e statuarie,intensamente espressive.
In questo Giuseppe venduto dai fratelli quasi pare si mediti su celebriprecedenti primo secenteschi sulle orme di Caravaggio, nelle ombre così fosche come nella resa puntuale delle muscolature ben rilevate, nello studio dei volti segnati dal tempo: ma il fraseggio serpentino dei panni come la teatralità con cui è porta la scena o la complicatezza della resa spazi, resa tramite scorci insistiti e un certo vigore plastico dei volumi denotano la completa adesione un lessico moderno e aggiornato, qui declinato in modo molto personale.
Nelle nostra tela è agilmente riconoscibile una delle figure più venerate della chiesa cattolica: San Pietro con l'attributo delle chiavi, che gli vennero consegnate da Cristo e lo indicano anche come il primo Papa, colui che dopo l'Ascensione ne prese il posto come guida spirituale. Fu infatti uno dei dodici apostoli, ovvero dei primi seguaci del cristianesimo: di umili origini, era un pescatore che divenne il discepolo prediletto di gesù e assistette a tutti gli eventi salienti della sua vita terrena. Ad esempio vide di persona la trasfigurazione sul Monte Tabor, l'agonia nell'orto degli ulivi e tentò di difendere Cristo durante la sua cattura, ferendo un assalitore. Infaticabile predicatore, viaggio per il mediterraneo fino ad arrivare a Roma, dove tra il 64 e il 67 venne martirizzato da Nerone.
È qui colto mentre invoca l'aiuto divino volgendo gli occhi al cielo quasi supplicante, con un espressione fortemente patetica: le mani sono incrociate sull' addome, con le chiavi in bella vista, indossa le consuete vesti marroni e azzurre, stanti ad indicare il regno terreno e quello dei cieli sui quali domina la chiesa; le due chiavi alludono proprio a queste due sfere d'influenza, il potere temporale e quello spirituale.
La figura emerge da un fondo scuro, indistinto, individuata da una luce brillante che radente rileva plasticamente le forme, con le ampie e ridondanti pieghe dei panni ad accentuare i volumi e le mani intrecciate sul primo piano a far entrare mediatamente il riguardante dentro raffigurazione e nel contempo a dare un convincente senso di profondità. Colpiscono le pennellate sicure e veloci che delineano i cangiantismi lungo i bordi arricciati delle vesti, che con sapienza restituiscono le chiome e le barbe vaporose o con dovizia descrivono i segni del tempo sul volto e sulle mani. Ed è interessante questa commistione tra istanze arcaicizzanti, che rimontano a certi esempi del primo caravaggismo, e un risultato che nella teatralità, nell'immanenza con la quale è porta l'immagine. così vivida, nella ricerca di un coinvolgimento emotivo del fruitore mostra invece una pronta ricezione della poetica del Barocco maturo.
I dipinti e gli oggetti d'arte qui pubblicati sono di mia esclusiva proprietà e di conseguenza sono sempre disponibili ad essere visionati di persona, previo appuntamento, nelle mie sedi espositive situate a Sanremo e Brescia.
L'opera, come ogni nostro oggetto, viene venduta corredata da un certificato fotografico FIMA di autenticità e lecita provenienza; questo documento identifica l'oggetto apportando un valore aggiunto all'articolo.
Ci occupiamo ed organizziamo personalmente l'imballaggio e la spedizione delle opere d'arte con assicurazione in tutto il mondo.
Dr. Riccardo Moneghini
Storico dell'Arte