Scuola di Sebastiano Ricci, Il rapimento di Deianira















in vendita
- Epoca : 17° secolo -1600
- Stile : Altri stili
- Altezza : 61cm
- Larghezza : 79cm
- Materiale : Olio su tela
- Prezzo: 8500€
- antiquario
Ars Antiqua srl - Telefono: +39 02 29529057
- Cellulare: 393664680856
- Milano,Italy
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Descrizione Dettagliata
Scuola di Sebastiano Ricci (1659, Belluno – 1734, Venezia)
Il ratto di Deianira
Olio su tela, cm 61 x 79
Cornice, cm 73,5 x 91
Mitica figlia del re di Calidone, Eneo, Deianira divenne sposa di Eracle quando questi ne sconfisse il più tenace pretendente, il dio-fiume Acheloo. I due mossero verso Trachine, e si trovarono al cospetto di un fiume. Per attraversarlo chiesero l’aiuto del traghettatore Nesso, un centauro, che si offrì di scortare sul proprio dorso prima Eracle poi la moglie. Quando giunse il momento di Deianira, Nesso, profondamente infatuato di lei, cercò di sottrarla ad Eracle. L’eroe, accortosi del misfatto, scoccò prontamente le sue frecce micidiali al cuore del centauro. Subito prima di morire, Nesso sussurrò a Deianira di accettare l’ampolla che portava con sé, ripiena di un filtro (secondo altre versioni, del suo stesso sangue) che avrebbe per sempre tenuto Eracle legato a lei: sarebbe bastato bagnarne le vesti. Tempo dopo, Eracle comandò una spedizione punitiva contro re Eurito, in Eubea, che tempo prima aveva negato lui la concubina Iole. Vinto lo scontro, e ottenuta Iole come schiava, Deianira fu presa dalla gelosia. Intinse la veste che Eracle avrebbe utilizzato per libare agli dèi con il filtro di Nesso, mal sperando di non perdere mai più il marito: il liquido era un veleno potentissimo che portò Eracle alla morte terrena dopo atroci sofferenze. Il padre Zeus lo portò all’Olimpo, e lo fece sposare con Ebe, coppiera degli dèi.
Il dipinto ricalca un’opera del celebre Sebastiano Ricci (1659-1734) oggi conservata alla Kunsthaus Zürich, di Zurigo, già parte della collezione privata del Barone Ferdinando von Stumm in Germania. Il perfezionismo tecnico consente di immaginare il presente non soltanto come ripresa accademica, ma anche come opera di un allievo del Ricci: solo così si spiegano la dedizione e la forte espressività inculcate dall’autore nella tela. L’anno di esecuzione del dipinto da parte del Ricci, tra 1700 e 1703, fornisce il termine post quem per datare il presente. Un pendant narrativo venne eseguito dallo stesso Sebastiano per un autentico gioello del barocco romano, la Galleria Colonna, inaugurata da Filippo II Onofrio nel 1700, dove è possibile osservare Ercole e Deianira al cospetto del centauro Nesso morto. Massimo esponente del barocco maturo, Sebastiano Ricci diffuse in territorio veneziano una pittura di luce scenografica e brillante, di immediata vena espressiva. Allievo del Cervelli, fu reduce della lezione dei Carracci, Correggio e Parmigianino. Lavorò anche a Parigi e in Inghilterra, attivamente dedito ai dipinti per Burlington House. Realizzò altri esempi del ratto di Deianira, oggi custoditi presso la Burghley House Collection di Lincolnshire e la collezione Brass veneziana.
Il ratto di Deianira
Olio su tela, cm 61 x 79
Cornice, cm 73,5 x 91
Mitica figlia del re di Calidone, Eneo, Deianira divenne sposa di Eracle quando questi ne sconfisse il più tenace pretendente, il dio-fiume Acheloo. I due mossero verso Trachine, e si trovarono al cospetto di un fiume. Per attraversarlo chiesero l’aiuto del traghettatore Nesso, un centauro, che si offrì di scortare sul proprio dorso prima Eracle poi la moglie. Quando giunse il momento di Deianira, Nesso, profondamente infatuato di lei, cercò di sottrarla ad Eracle. L’eroe, accortosi del misfatto, scoccò prontamente le sue frecce micidiali al cuore del centauro. Subito prima di morire, Nesso sussurrò a Deianira di accettare l’ampolla che portava con sé, ripiena di un filtro (secondo altre versioni, del suo stesso sangue) che avrebbe per sempre tenuto Eracle legato a lei: sarebbe bastato bagnarne le vesti. Tempo dopo, Eracle comandò una spedizione punitiva contro re Eurito, in Eubea, che tempo prima aveva negato lui la concubina Iole. Vinto lo scontro, e ottenuta Iole come schiava, Deianira fu presa dalla gelosia. Intinse la veste che Eracle avrebbe utilizzato per libare agli dèi con il filtro di Nesso, mal sperando di non perdere mai più il marito: il liquido era un veleno potentissimo che portò Eracle alla morte terrena dopo atroci sofferenze. Il padre Zeus lo portò all’Olimpo, e lo fece sposare con Ebe, coppiera degli dèi.
Il dipinto ricalca un’opera del celebre Sebastiano Ricci (1659-1734) oggi conservata alla Kunsthaus Zürich, di Zurigo, già parte della collezione privata del Barone Ferdinando von Stumm in Germania. Il perfezionismo tecnico consente di immaginare il presente non soltanto come ripresa accademica, ma anche come opera di un allievo del Ricci: solo così si spiegano la dedizione e la forte espressività inculcate dall’autore nella tela. L’anno di esecuzione del dipinto da parte del Ricci, tra 1700 e 1703, fornisce il termine post quem per datare il presente. Un pendant narrativo venne eseguito dallo stesso Sebastiano per un autentico gioello del barocco romano, la Galleria Colonna, inaugurata da Filippo II Onofrio nel 1700, dove è possibile osservare Ercole e Deianira al cospetto del centauro Nesso morto. Massimo esponente del barocco maturo, Sebastiano Ricci diffuse in territorio veneziano una pittura di luce scenografica e brillante, di immediata vena espressiva. Allievo del Cervelli, fu reduce della lezione dei Carracci, Correggio e Parmigianino. Lavorò anche a Parigi e in Inghilterra, attivamente dedito ai dipinti per Burlington House. Realizzò altri esempi del ratto di Deianira, oggi custoditi presso la Burghley House Collection di Lincolnshire e la collezione Brass veneziana.