Scuola Emiliana XVII secolo, San Girolamo







in vendita
- Epoca : 17° secolo -1600
- Stile : Altri stili
- Altezza : 47cm
- Larghezza : 35cm
- Materiale : olio su tela
- Prezzo: 6400€
- antiquario
Ars Antiqua srl - Telefono: +39 02 29529057
- Cellulare: 393664680856
- Milano,Italy
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Descrizione Dettagliata
Scuola emiliana, XVII secolo
San Girolamo
Olio su tela, cm 47 x 35
Con cornice, cm 61,5 x 44,5
Nel presente dipinto San Girolamo (347-420) si presenta in attenta meditazione, molto probabilmente intento in una delle opere che lo resero proverbiale, ovvero la traduzione della Bibbia in latino. Gli attributi iconografici che storicamente caratterizzano il santo sono infatti molteplici e ben differenziati gli uni dagli altri: le trombe del Giudizio Universale che gli angeli suonano a pieni polmoni, nel pieno del suo ritiro nel deserto; il sasso e il crocifisso penitenziali; il teschio memento mori; mantello e galero cardinalizi, dei quali spesso quest’ultimo gettato a terra in ricordo della sua rinuncia agli onori (anche se l’istituzione cardinalizia è altomedievale); il leone cui i rovi avevano dilaniato le zampe che il santo curò; l’asino che i confratelli accusarono fosse stato mangiato dallo stesso leone (tradizione impropria, in quanto originariamente attribuita all’anacoreta San Gerasimo).
Il taglio del presente dipinto, di forte impatto drammatico, accentua la nobile abnegazione del santo, padre e dottore della chiesa, che accettò di vivere da eremita e di ritirarsi nella grotta di Betlemme per attendere all’opera di studio e traduzione delle Sacre Scritture.
Il modello iconografico che vede Girolamo raffigurato con l’aspetto di un uomo maturo, dal volto segnato, e rivestito soltanto di un povero mantello al pari di un asceta, si diffuse a partire dal XV secolo e fu alternativo all’usanza di raffigurare il santo nelle vesti di Padre della chiesa, con le insegne cardinalizie.
La matrice emiliana, evidente nella distribuzione dei chiaroscuri sfumati e dei toni caldi utilizzati e soprattutto nell’estrema naturalezza della fisionomia del santo, di cui l’artista definisce ogni singolo ricciolo della barba e il cipiglio riflessivo, deriva dalla lezione del maestro Giovan Francesco Barbieri, meglio noto come il Guercino (1591-1666). La felice comparazione con il San Girolamo della Galleria Spada di Roma, eseguito da bottega guercinesca, di cui presente richiama perfettamente la morbida barba, si inserisce nel più ambio bagaglio culturale emiliano, in cui il Girolamo scrivente della medesima galleria romana (opera di un anonimo bolognese) si configura quale più stretto richiamo figurativo. Anche l’opera di Flaminio Torri (1620-1661) rincorre la stessa ideazione compositiva. Si considerino ad esempio la coppia di tele dal soggetto analogo, l’una custodita presso la chiesa di S. Giovanni in Monte a Bologna, mentre l’altra in collezione privata. Allievo di Giacomo Cavedoni e Simone Cantarini, Torri ereditò alla morte di quest'ultimo la bottega insieme a Lorenzo Pasinelli, diffondendo gli stilemi emiliani più accademici per lungo tempo.
Con Ars Antiqua è possibile dilazionare tutti gli importi fino a € 7.500 a TASSO ZERO, per un totale di 15 RATE.
Es. Tot. € 4.500 = Rata mensile € 300 per 15 mesi.
Es. Tot. € 3.600 = Rata mensile € 720 per 5 mesi.
Per importi superiori a € 7.500 o per una maggiore dilazione nel tempo (oltre 15 rate), possiamo fornire un pagamento personalizzato.
Contattaci direttamente per avere il miglior preventivo.
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– In streaming sul nostro sito www.arsantiquasrl.com e sui nostri social Facebook e Youtube
Tutte le opere proposte da Ars Antiqua sono vendute corredate di certificato di autenticità a norma di legge e accurata scheda di approfondimento.
È possibile vedere direttamente le opere presso la galleria showroom di Milano, in via Pisacane 55 e 57.
Organizziamo personalmente trasporti e consegne delle opere, sia per l'Italia che per l'estero.
San Girolamo
Olio su tela, cm 47 x 35
Con cornice, cm 61,5 x 44,5
Nel presente dipinto San Girolamo (347-420) si presenta in attenta meditazione, molto probabilmente intento in una delle opere che lo resero proverbiale, ovvero la traduzione della Bibbia in latino. Gli attributi iconografici che storicamente caratterizzano il santo sono infatti molteplici e ben differenziati gli uni dagli altri: le trombe del Giudizio Universale che gli angeli suonano a pieni polmoni, nel pieno del suo ritiro nel deserto; il sasso e il crocifisso penitenziali; il teschio memento mori; mantello e galero cardinalizi, dei quali spesso quest’ultimo gettato a terra in ricordo della sua rinuncia agli onori (anche se l’istituzione cardinalizia è altomedievale); il leone cui i rovi avevano dilaniato le zampe che il santo curò; l’asino che i confratelli accusarono fosse stato mangiato dallo stesso leone (tradizione impropria, in quanto originariamente attribuita all’anacoreta San Gerasimo).
Il taglio del presente dipinto, di forte impatto drammatico, accentua la nobile abnegazione del santo, padre e dottore della chiesa, che accettò di vivere da eremita e di ritirarsi nella grotta di Betlemme per attendere all’opera di studio e traduzione delle Sacre Scritture.
Il modello iconografico che vede Girolamo raffigurato con l’aspetto di un uomo maturo, dal volto segnato, e rivestito soltanto di un povero mantello al pari di un asceta, si diffuse a partire dal XV secolo e fu alternativo all’usanza di raffigurare il santo nelle vesti di Padre della chiesa, con le insegne cardinalizie.
La matrice emiliana, evidente nella distribuzione dei chiaroscuri sfumati e dei toni caldi utilizzati e soprattutto nell’estrema naturalezza della fisionomia del santo, di cui l’artista definisce ogni singolo ricciolo della barba e il cipiglio riflessivo, deriva dalla lezione del maestro Giovan Francesco Barbieri, meglio noto come il Guercino (1591-1666). La felice comparazione con il San Girolamo della Galleria Spada di Roma, eseguito da bottega guercinesca, di cui presente richiama perfettamente la morbida barba, si inserisce nel più ambio bagaglio culturale emiliano, in cui il Girolamo scrivente della medesima galleria romana (opera di un anonimo bolognese) si configura quale più stretto richiamo figurativo. Anche l’opera di Flaminio Torri (1620-1661) rincorre la stessa ideazione compositiva. Si considerino ad esempio la coppia di tele dal soggetto analogo, l’una custodita presso la chiesa di S. Giovanni in Monte a Bologna, mentre l’altra in collezione privata. Allievo di Giacomo Cavedoni e Simone Cantarini, Torri ereditò alla morte di quest'ultimo la bottega insieme a Lorenzo Pasinelli, diffondendo gli stilemi emiliani più accademici per lungo tempo.
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Es. Tot. € 4.500 = Rata mensile € 300 per 15 mesi.
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