La Persia è considerata l’area d’origine della tessitura annodata. Si pensa che il tappeto nasca dalla necessità delle tribù nomadi di “isolare” il pavimento delle tende nelle quali abitavano quando erano nomadi. Le pelli degli animali venivano utilizzate per ricoprire le pareti e proteggersi dal freddo, mentre il tappeto veniva utilizzato per il pavimento, rendendolo così non solo caldo, ma anche più soffice. Poiché il terreno e l’ambiente circostante su cui sorgevano le tende era spesso incolore, i persiani intrecciavano tappeti coloratissimi. Gli occidentali invece preferiscono tappeti più sobri e chiari perché si accordano meglio al legno dei mobili.
Verso il 1400, forse grazie ai contatti commerciali con la Cina, la Persia abbandona la decorazione geometrica per adottare quella floreale. Il massimo splendore dell’arte tessile persiana si raggiunge tra il Cinquecento e il Seicento.
La tradizionale tintura delle lane dei tappeti veniva fatta usando sostanze vegetali, minerali o animali. Oggi per semplicità le chiamiamo tinte vegetali per escludere la presenza di tinture chimiche. I tappeti tinti chimicamente hanno la tendenza a sbiadire. L’Iran ha proibito l’uso di tinte sintetiche per evitare che si abbassi la qualità dei tappeti.
La tradizione della tintura dei tappeti varia moltissimo da zona a zona, a seconda dei principi naturali presenti sul territorio e in base alle tradizioni millenarie della popolazione o del gruppo etnico.
I colori fondamentali sono tre: miscelandoli in modo opportuno è possibile ottenere tutta la gamma. Altri fattori importanti sono la temperatura del bagno tintorio, l’alcalinità dell’acqua, il tempo di permanenza delle lane nel bagno di colore. È importantissima la concentrazione della tintura.Ultimi arrivi